Il recente riconoscimento al diritto al doppio cognome
per i nuovi nati (quello della madre in aggiunta a quello del padre) è stato presentato, ed in gran parte accolto, come un segno di progresso e di grande civiltà
Eppure, troppo pochi realizzano che i cognomi sono stati inventati quando, solo pochi secoli fa, con l’istituzione e la diffusione di una organizzazione burocratica della società civile, ci si è
accorti che c'erano troppe persone con lo stesso nome e non ci si raccapezzava più nel momento in cui, per ragioni sociali, legali, civili, fiscali e militari, si doveva identificare qualcuno con
certezza.
Generalizzando, la maggior parte dei cognomi dell'Est Europa hanno la forma "Ivan figlio di Dimitri" o, quando Dimitri non c’è, "Ivan figlio di Irina". E poi anche "Ivan figlio di Dimitri figlio
di Petrov".
Noi abbiamo risolto il problema sia in questo modo (è il caso della maggior parte dei cognomi che terminano con la “i”,
che di fatto sono costituiti dal nome dell'atavico padre declinato al genitivo ) che associando al nome oppure elevando a rango di cognomi i soprannomi. E
basta scorrere un vecchio elenco telefonico per rendersi conto quanto, nella maggior parte dei casi questi ultimi siano ridicoli e, talvolta, offensivi e in grado di condizionale l’intera vita di
un individuo (basti pensare che il quarto cognome più diffuso in Italia è “Esposito” – se ne contano oltre 35 mila famiglie - che sta ad indicare la discendenza da un trovatello, abbandonato -
quindi “esposto” - sulla porta di un orfanotrofio o nella ruota di un convento).
Se il progresso può servire a qualcosa, tutti noi dovremmo essere pronti per aggiungere ai nostri nomi un qualcosa che ci identifichi con certezza, a scanso di ogni equivoco, senza per questo tirare in ballo obbligatoriamente i nomi di famiglia del padre e della madre e dello Spirito Santo: nella sostanza, tutti noi vogliamo che quando ci appelliamo a qualcuno, quello che risponde sia proprio lui.
L'importanza dei cognomi
è
stata gonfiata dalla nobiltà: siccome la maggior parte dei
figli e dei nipoti erano dei parassiti, accreditavano a se stessi una qualsivoglia credibilità sventolando l'appartenenza ad una nobile casata. Ma, nella sostanza, rimanevano dei coglioni (qualunque
riferimento ai regnanti ed ai pretendenti al trono delle case reali d’Europa, presenti e passate, non è affatto casuale!)
Negli Usa i genitori possono dare al figlio un cognome a loro scelta (anche se nella maggior parte dei casi scelgono quello di un genitore). Poi, il figlio, con una procedura abbastanza semplice, in qualunque momento della sua vita può cambiarlo. Anche più volte. E gli Americani, quando non c'è rischio di confusione, si chiamano l'un l'altro sempre per nome, mai per cognome.
Il problema non è sapere di chi è figlio Mario e se il
padre era falegname, gay, avvocato o chirurgo di fama: il problema è poter identificare con certezza Mario senza confonderlo con un altro.
Quando nasce un nuovo essere, precipitarlo nel passato attraverso il cognome è solo mettergli sulle spalle un fardello. L'identificativo (o cognome) deve essere una proiezione nel futuro, senza vincoli, freni, lacci e lacciuoli. Anche se, visti gli arguti spiriti in circolazione, c’è sempre il rischio che un padre appioppi al figlio il cognome “Scienziato” e lui finisca per fare il fattorino per tutta la vita.
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