Il primo manufatto industriale di serie è stato il libro.

Il torchio ed i caratteri mobili permisero di produrre libri in grandi quantitativi, tutti identici tra loro.

Devono passare alcuni secoli perché si torni a parlare di produzione industriale di serie, fino alla grande esplosione tecnologica del XX secolo, grazie alla quale gli industriali, risolto felicemente il problema di "produrre", cominciano ad occuparsi dell'aspetto esteriore dei manufatti, andando oltre il semplice concetto di "decorazione" fino ad allora applicato ai prodotti, ed intervenendo direttamente sulla "forma".

Al prodotto industriale di serie si chiede non solo di essere "funzionale", ma anche di essere "bello", "piacevole da guardare". Nasce l' industrial design.

Eppure, esiste un prodotto industriale che veniva prodotto in serie già nel XVII secolo, rispondendo, con quasi due secoli di anticipo, a quelle esigenze che oggi risolve l'industrial design: la "pasta".

La pasta secca, infatti, nasce dall'esigenza di avere a disposizione un prodotto alimentare di lunga conservabilità e, al tempo stesso, di facile consumo.

L'invenzione consiste nel creare un impasto di farina di cereali ed acqua, dargli una forma ed essiccarlo in maniera tale che, appunto in assenza di acqua, non si verifichino quei fenomeni di proliferazione batterica che impediscono normalmente la conservazione degli alimenti.

L'abilità del produttore di pasta consiste prima di tutto nel selezionare le farine adatte a questo processo secondo vari parametri (caratteristiche chimiche, fisiche, aumento di volume, ecc.). Quindi nell'utilizzare un'acqua che risponda a requisiti di purezza e di durezza tali da ben combinarsi con la farina ed altrettanto bene favorire il processo di essiccazione. Poi, a trasformare l'impasto in forme che si prestino facilmente tanto al processo di essiccazione che al successivo consumo. Infine a realizzare il processo di essiccazione in maniera tale che non si alterino le caratteristiche del prodotto tanto in senso estetico, quanto in senso organolettico e che possano conservarsi nel tempo senza deterioramenti.

L'industriale che riesce a rispettare queste premesse è in grado di produrre pasta "in serie", cioè quantitativi enormi di prodotto tutto uguale che verrà consumato in tempi diversi, ed in luoghi diversi.

L'impasto di acqua e farina necessario per fare la pasta ha una consistenza ed una elasticità che consente di ridurlo nella più vasta gamma di forme possibili. La sua duttilità è tale che lo possiamo assimilare alla creta, all'oro, al vetro.

Ma siccome la sua destinazione non è prettamente estetica, nel dargli una forma bisogna tenere conto di numerose esigenze, talvolta contrastanti tra loro.

Al processo di formatura, per esempio, segue il raffreddamento e l'essiccazione. Entrambi questi processi impongono esigenze particolari: per la pasta si rende necessario ottenere forme determinate da strutture sottili, dagli spessori omogenei, in cui la maggior parte della materia sia anche "superficie esterna", facilmente a contatto con l'aria.

Anche l'esigenza di immagazzinare e trasportare la pasta condiziona la sua forma: un progetto finalizzato solo alla soluzione del problema di una perfetta essiccazione potrebbe portarci ad una pasta estremamente fragile, in grado di frantumarsi alla prima manipolazione o al primo trasporto.

Per poter essere consumata, poi, la pasta deve riacquistare l'acqua persa durante l'essiccazione.

Questo avviene con la bollitura, nel corso della quale si verificano due diversi processi contemporaneamente: l'impasto riacquista la sua originaria quantità d'acqua e torna morbido, masticabile, deglutibile, ma al tempo stesso la farina "cuoce", cioè, sottoposta ad un intenso trattamento termico, si trasforma in modo tale da acquistare sapore più appetibile e struttura organolettica più facilmente digeribile.

Essendo questo un processo di natura diversa, e non "inversa" all'essiccazione, sarà necessario selezionare, tra le forme ideali per una perfetta essiccazione, quelle che meglio si prestano a questo specifico trattamento di reidratazione e cottura.

Ma la pasta deve essere anche mangiata e non sono sufficienti solo motivazioni tecnico-scientifiche per stimolarne il consumo. Intervengono fattori emotivi condizionati dal gusto, dalla cultura, dalle esperienze precedenti, dalla ripetitività quotidiana dell'atto del mangiare, ecc.

Ecco quindi l'esigenza di inventare, per un prodotto immutabile nella sostanza, aspetti diversi, che determinino variazioni visive e tattili, stimolanti e gradevoli. Inoltre, la pasta non si mangia da sola. Affidando la componente variabile solo alla forma si riesce ad illudere il palato solo per tempi limitati. Si interviene quindi sulla pasta arricchendola di sapori, i cosiddetti "condimenti".

La gamma dei condimenti è illimitata, per quanto riguarda i sapori, ed abbastanza diversificata per quanto riguarda la struttura. Abbiamo condimenti liquidi, fluidi, semisolidi, e solidi. Ne abbiamo di acquosi e di oleosi. Alcuni non cambiano di stato al contatto con il calore della pasta, mentre altri fondono, oppure si combinano insieme ad altri elementi.

Tutti, comunque, sono caratterizzati da differenti viscostà, e si ancorano alla pasta in maniera diversa a seconda della sua forma. Ecco quindi un ulteriore elemento di cui tener conto nella creazione di una forma di pasta, che di conseguenza, al momento di consumarla, a seconda di come sarà stata disegnata, potrà essere più adatta a raccogliere un tipo di sugo piuttosto che un altro.

Se la pasta è in grado di soddisfare tutte queste condizioni, allora è un prodotto di design.

Ma non basta. Analizzando le dinamiche dei prodotti di consumo, scopriamo che spesso essi vengono cancellati dai listini e sostituiti da altri anche se quelli abbandonati riescono ad assolvere ancora, ed egregiamente, il loro compito.

È un fatto determinato dal mercato, che ha l'esigenza di esssere stimolato in continuazione con nuove proposte in grado di eccitare la fantasia ed i desideri dei consumatori. Ebbene, per la pasta è successo lo stesso.

Fin dal secolo XIX, era consuetudine che tutti i pastifici creassero ogni anno una nuova forma di pasta e la proponessero ai consumatori. Era una tecnica di promozione commerciale che aveva la funzione di attirare l'attenzione della clientela. Alcuni formati avevano successo, altri venivano presto dimenticati. Comunque, di anno in anno si arricchiva il ventaglio di varietà tuttora numerosissime.

Questo processo non si è mai arrestato e la pasta continua il suo inarrestabile cammino, alimento attuale oggi perché già all'avanguardia secoli or sono, quando è nata.

Ma, travolti dai piaceri della gola, non ce ne eravamo mai accorti.

Qui di seguito, una breve carrellata sui principali formati di pasta

 

LEGGI ANCHE: